Molte iniziative, ma anche polemiche sui ritardi europei

Le api ci servono: questo lo sanno (quasi) tutti. Lavorano come matte in un settore essenziale per la nostra sopravvivenza aiutandoci a produrre il 75% delle colture alimentari mondiali. Sono utili ed è anche un affare: non le paghiamo, e non si lamentano nemmeno.
Dovremmo tenercele care, ma ce ne interessiamo tanto poco che anche l’immagine che abbiamo di loro è un po’ pigra. Ad esempio quanti sanno che non solo sono fondamentali per la difesa della biodiversità ma hanno una straordinaria diversità di comportamenti e di abitudini? Esistono oltre 20 mila specie di api. E non tutte vivono in quella complessa struttura che è l’alveare. Alcune si sono messe in proprio. E’ la numerosa famiglia delle api solitarie di cui fanno parte le osmie, molto diffuse in Italia.
Loro, le osmie, hanno scelto di abitare in un miniappartamento frazionato in una trentina di piccole celle. Ognuna di queste celle è ben organizzata. Ha tutto l’indispensabile: un letto formato da polline e nettare che nella stagione calda rivelerà la sua utilità. Dopo aver organizzato la casa, in primavera, l’ape solitaria va infatti a bottinare, cioè coglie nettare e polline dai fiori. Poi torna nel suo appartamento e depone un uovo al giorno su ognuno dei letti che ha preparato. Letti che fungono anche da dispensa visto che contengono il nutrimento necessario alle larve. Che potranno così evolversi arrivando alla prossima primavera per ricominciare il ciclo.
Le osmie sono formidabili lavoratrici dei campi: hanno un’efficacia di oltre il 90% nella fecondazione dei fiori visitati. C’è solo un piccolo difetto, dal punto di vista umano: non producono miele. E per questa mancanza le abbiamo a lungo rimosse dal nostro immaginario.
A cancellare l’oblio è la campagna “Ogni ape conta”, rilanciata in questi giorni da Coop assieme a LifeGate e all’Università di Bologna. Gli obiettivi sono due. Il primo è riservare a siepi e fiori amici delle api e degli altri impollinatori il 3% della superficie agricola delle 7.500 aziende fornitrici di Coop (si calcola che verranno ospitate più di un miliardo di api mellifere). Il secondo è avviare una ricerca scientifica su larga scala sulle api meno conosciute, a cominciare dalle osmie.
Per difenderle la campagna prevede, oltre al posizionamento di 100 nidi di api selvatiche in aree urbane, la mobilitazione di 17 apicoltori junior che hanno ricevuto le ‘casette’ delle osmie, adatte anche ad altri impollinatori, e hanno proceduto a installarle, raccontando l’intera operazione in un video sui social.
La campagna ha anche un obiettivo scientifico. Le api solitarie si muovono in un raggio di 200 metri dal loro nido, molto meno del chilometro e mezzo che può arrivare a raggiungere l’ape mellifera. E questa differenza di abitudini offre la possibilità di creare un doppio sistema di monitoraggio che può essere molto utile per la lettura dei livelli di inquinamento presenti nel territorio osservato. Le api da miele ci danno un’informazione sull’ambiente circostante per un raggio di 1,5 Km. Invece i dati scaturiti dalle osmie forniscono una fotografia più puntuale sia nello spazio che nel tempo, perché il loro raggio di volo è più limitato ed è più breve il loro periodo di attività. La somma di queste due informazioni serve a delineare meglio l’origine dei vari tipi di inquinamento che possono essere individuati esaminando le sostanze raccolte dalle api.
Dunque le api ci informano sull’inquinamento ma nello stesso tempo lo subiscono in modo pesante: l’aumento del 30% della mortalità lo prova. Per questo in occasione della Giornata mondiale delle api (20 maggio) si sono moltiplicate le iniziative.
La piattaforma di marketing Payback ha lanciato una campagna per supportare l'adozione di 3 milioni di api che popoleranno un’oasi formata con i punti acquisiti presso una serie di partner. Legambiente ha organizzato, assieme a Beeing, il progetto Save the queen proponendo una call to action per difendere gli impollinatori con semplici gesti come mettere piante amiche delle api sul balcone. La Coldiretti dedicherà il weekend allo svelamento “dei segreti della bee economny” spiegando come crisi climatica, overdose chimica e scomparsa degli habitat la mettano a rischio.
In tre città (Milano, Roma e Bologna) è stato lanciato un progetto, “La casa dei fiori Colussi”, che punta a creare giardini e corridoi di biodiversità per creare ambienti favorevoli alla sopravvivenza delle api. La campagna, prevede il coinvolgimento di trecento bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie e dei loro insegnanti. Ma aiutare le api non basta se non si rimuovono le cause che hanno portato a un preoccupante calo della popolazione: quasi l’80% delle piante alimentari richiede l’impollinazione da parte delle api e degli altri impollinatori. Senza di loro sono a rischio raccolti che valgono oltre 153 miliardi di euro a livello globale (circa 3 miliardi in Italia).
Per ridurre questa minaccia un anno fa sono state depositate 1,2 milioni di firme raccolte in sette Paesi a sostegno dell'iniziativa dei cittadini europei “Salviamo le api e gli agricoltori". Sembra che quelle firme non siano servite a molto. Che fine ha fatto quella richiesta?
“C’è un ritardo anomalo”, risponde Isabella Pratesi, responsabile del settore conservazione del Wwf. “E questo è inaccettabile, così come è inaccettabile che si continui a rinviare l’applicazione delle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità che, tra le altre cose, contengono le misure necessarie alla protezione delle api. E adesso, con la guerra in Ucraina in corso, non solo si rimanda, ma addirittura c’è chi propone di tornare indietro: in nome dell’emergenza agricola si vuole congelare questa parte del Green Deal. Una follia perché i terreni sottoposti a trattamenti intensivi di chimica di sintesi diventano sempre più poveri e richiedono dosi sempre maggiori di concimi e fertilizzanti per produrre la stessa quantità di cibo. L’unica strategia possibile per difendere la produttività dei terreni è disintossicarli: arrivare al dimezzamento dell’uso dei pesticidi entro il 2030, come stabilito nelle Strategie dell’Unione europea”.
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